Testo di Cesare Blanc
Il libro Gatto Civetta mi rievoca le illustrazioni con figure reali che accompagnano il testo.
Narra una storia londinese di alberi, donne, gatti e…morte. Il lavoro è composto da due libri: la striscia di progettazione e il libro definitivo. Lo sviluppo del lungo foglio di progettazione è inerente al racconto scritto grafico, nell’ evolvere differenti possibilità e ipotesi descrittive e caratterizzanti tipologie feline, paesaggistiche, oltre che di accadimenti che caratterizzano il testo.
Questo lavoro rappresenta il filo conduttore delle diverse scelte di immagini, colori, ambientazioni Nello sviluppo della striscia narrativa, sono ravvisabili ripensamenti e perplessità, che hanno poi portato alle scelte definitive.
Da questo lavoro è iniziato il libro finale.
L.B.
Poesie di Ambrogio Previtali
Le lettere dell’alfabeto, galleggiano diritte o sghembe su cartoncini neri, sono stampate con vecchi caratteri di legno. I fondi rimandano per colori e trasparenze ai ricordi di pagine guardate con stupore ed attenzione: codici miniati, capolettere di manoscritti, i libri delle ore… Permangono nella mente, le ali degli angeli indiani, i residui di affreschi sui muri di antichi templi, la sontuosità di fondi in oro steso in foglia.
Il libro è stato cucito con il metodo di rilegatura kopta.
L.B.
Poesie di Ambrogio Previtali
Questo leporello conclude questo ciclo di lavoro sui libri. È un’alternanza di pagine scritte e pagine pittoriche, poesie e dipinti. In questo libro nulla è definitivo. I testi e le immagini possono essere spostate e riposizionate sui fogli seguendo i capricci e le sensibilità personali, la piegatura permette di lasciare pagine in vista ed altre nascoste. L’ho inteso come un libro da portarsi in viaggio, aprendolo in spazi abitativi diversi dal quotidiano, lo sento come avere con sè una piccola cosa preziosa.
L.B.
La poesia “Nell’occhio del cervo verde” del poeta coreano Pak Mogwol ha suscitato in me molte immagini. Ho pensato ad un cervo immerso nella natura di una foresta, mentre guarda una nuvola che impavida rotola nel cielo in tempesta e cambi continuamente forma ora attratta dallo splendore del sole ora distesa in un cielo rasserenato.
L.B.
È un libro di viaggio dove scritto e dipinto si fondono in ogni pagina. Sono meditazioni dove la penna e il pennello concorrono alla riflessione. Ho cercato la trasparenza di stoffe lucenti, la ricercatezza di elaborati ricami, la volubilità di un cielo nuvoloso, di un tramonto infuocato, l'oscurità dei templi, lo splendore delle divinità, gli sgurdi, la luce e l'ombra.
L.B.
Guardando i cieli dell'India e i sari delle donne ho creato un lungo libro che, come stoffa si ripiega su se stesso.
È un susseguirsi di sensazioni cromatiche, di oscurità e di luminescenze. È un paesaggio di colori d'Oriente scandito da poesie di Tagore che hanno come argomento il cielo e le donne indiane.
L.B.
Le poesie di Amy Lowell e di Emily Dickinson si alternano in fogli dove il fondo nero e la carta pergamena fa da sfondo alla parte dipinta.
Per anni mi recitava piccoli parti di poesie che tanto tempo prima aveva composto, pezzi che emergevano nella sua memoria in frammenti brevi, di scritti dimenticati. Io ho molto insistito e solo pochi anni prima di morire ha scritto quanto si ricordava.
Un giorno io le ho dato alcune cose mie, era la prima volta che leggeva le mie riflessioni, qualche giorno dopo mi ha consegnato una poesia dedicata a me.
È iniziato un periodo breve, ma intenso, con scambi continui di versi, così forte che a volte i nostri scritti recavano, anche se in forma diversa, le stesse sensazioni ed immagini, ne è un esempio lo scritto sui merli che reca quasi la stessa data.
Così come è iniziata questa fase dei nostri rapporti è terminata, io ho continuato a scrivere, lei non è più riuscita, aveva quasi novant'anni.
Le ultime poesie rivelano una scrittura tremolante, mi confessava che le aveva trascritte più volte ma ormai la sua bella calligrafia se ne era andata, malgrado si sforzasse di ritrovarla, questo la lasciava frustrata e atterrita.
I nostri rapporti non sono stati sempre così, continui diverbi hanno costellato i miei anni di gioventù e ancora per lungo tempo dopo. Poi qualcosa è mutato, insieme abbiamo coltivato un sentimento nuovo che è cresciuto come una pianta forte.
Lei ha smesso di tentare di dirigere la mia vita, ha, se si può dire, passato la mano, io ho preso in mano la sua. Non è sempre stato facile, avevamo entrambe caratteri indipendenti. Con gli anni lei ha acconsentito che io lentamente l'accompagnassi ai confini della vita. Si è affidata. Io l'ho tenuta stretta e l'ho portata, spero a non avere paura.
L.B.
È stato il mio primo libro, qui ho raccolto le poche poesie di mia madre, ho creato immagini che accompagnassero il testo, piccoli guazzi con bagliori d’oro. Il colore rosso cadmio scuro è stato il filo condutture delle immagini e dei testi.
La copertina è diversa in ogni libro, il titolo è scritto su ognuno a mano e ho aggiunto segni di colore rosso. Ogni libro è un unicum.
L.B.
Carta fatta a mano con l’intento di suggerire, come spunto degli haiku scelti, la schiuma del mare, le ali di farfalle, il cielo illuminato dalla luna. Sono fogli da tavolo collocati come su steli di un fiore, si possono spostare sullo stelo contorto secondo il capriccio del momento, sono attimi e sensazioni fermati dopo la lettura di testi carichi di evocazioni poetiche e che rimandano all’incanto della natura.
L.B.
Ho sempre amato la carta, dalle veline leggerissime ai grevi fogli di carta di riso, le carte da pacco e da parati,di papiro e le carte consunte comprese quelle dove si avvolgono i cibi. Le ho usate in strati sovrapposti incollate e pressate, le ho tinte, stinte, stropicciate, strappate, ridotte a fettine, abbandonate in giardino e recuperate quando il loro stato di usura era, “buono per me”. Ho formato nidi, pagine di parole, lunghe strisce di metri dipinte e scritte, poi ho incominciato a farmi i fogli. Nel laboratorio “Il navile” il primo incontro con pasta e setacci,vasche piene di poltiglia meravigliosa dove anche il solo immergere le braccia mi dava un immenso piacere.
Li ho incominciato a fare i miei fogli ed ad inglobarci parti preparate in precedenza, pagine, parole, carte colorate, corde e fettucce.
Ho aperto nei fogli tagli e brecce, da li ho fatto uscire altre carte e frammenti, come parti parlanti. Questi fogli sono stati appesi come abiti sulle grucce, hanno formato grandi e piccoli libri, sempre parole e colore e lo straordinario materiale che quando vuoi fa pieghe, bolle, rigonfiamenti ed escrescenze da cui escono altri materiali.
Ora questi libri hanno deciso di alzarsi da contenitori e leggii di legno e metallo. Sono oggetti-sculture complessi che rimandano oltre il dato della lettura, sono “oggetti libro” come feticci o sacrari.
L.B.
Ho interpretato il Cantico come lettura di un libro con carta fatta a mano, come fosse consunta dal tempo, segnata da pieghe, tagli e chiose. Nella pasta di cellulosa ho inserito materiali diversi come fogli di rame, carte precedentemente trattate, metalli di differenti nature. Ho diviso il testo "Cantico delle Creature di San Francesco" con colori simboleggianti i quattro elementi: aria, acqua, terra, fuoco. Il colore oro è riservato al Creatore e a tutti le sue peculiarità. Le pagine contengono sigilli, segnalibri e telai con intrecciati gli aggettivi divini e le strofe sulla morte. Il dorso del libro simboleggia il tronco di un albero, è trattato con differenti lavorazioni, accoglie frammenti di parole in lunghe strisce che, come diramazioni, discendono dal foglio appeso sopra il libro.
L.B.
Un contenitore di legno accoglie dieci fogli di carta fatta a mano, pagine dipinte e scritte, il testo è una poesia di Amy Lowell che spiega e suggerisce ad un ipotetico pittore come dipingere un giardino impressionista. I fogli seguono il testo nel suo evolversi e per agevolare la lettura possono essere messi di lato, al termine del testo il giardino è finito, colori e fiori hanno trovato la loro collocazione vegetale-pittorica.
L.B.
Forma trasposta leggio-libro con caratteri a stampa con fasce plurimateriche e rotolo di avvolgimento (volumen).
È un oggetto con elementi cartacei differenti: fogli tibetani, hanji, carta di cotone fatta a mano.
È un invito alla lettura e alla scrittura.
L.B.
Ora questi libri hanno deciso di alzarsi da contenitori e leggii di legno e metallo. Sono oggetti-sculture complessi che rimandano oltre il dato della lettura, sono “oggetti libro” come feticci o sacrari. Narrare con tracce pertinenti al segno e alla calligrafia, esercizi di struttura e di descrizione per un linguaggio delle cose, presagi di un mondo il cui passato potrebbe svanire nella fugacità di una comunicazione senza carta e senza inchiostro.
L.B.
Forma simbolica di un tempio con impresso sui lati simboli in lingua Pali e Jainisti. Alla sommità sono collocati elementi richiamanti strumenti astronomici. Sui quattro lati sono aperti quattro libri realizzati con carta hanji, descrivono e illustrano paesaggi koreani e frammenti di pagine tratte dal libro koreano Jikji.
L.B.
Due piccoli libri accolti in un leggio ostensivo di legno. Un libro come breviario, le preghiere sono sostituite da poesie di Emily Dickinson e Amy Lowell, le immagini sacre sostituite da immagini di cieli e mari e cromie senza uno specifico soggetto. Piccoli segna pagine di rame ossidato agevolano l’apertura delle pagine e invitano alla lettura. il secondo libro è un racconto di timbri e simboli, la scelta della carta birmana è funzionale all’immagine di magica atmosfera che può suscitare nell’osservatore, sono pagine appena suggerite alla vista, il libro aperto a ventaglio è barriera e sfondo. Il leggio ostensivo è di legno segnato da solchi, contiene ed espone simbolicamente gli strumenti atti alla costruzione di libri, il coltello per tagliare la carta, calamai per l’inchiostro, pesi e punzoni, punte per forare i fogli o la pelle… l’ago e il filo rinchiudono i libri in uno spazio concluso. I parallelepipedi in ferro alludono alle forme degli elementi pressori, fermacarte, marca lettere e si oppongono con il loro peso corporeo alla leggerezza evocativa degli scritti.
L.B.
Questa opera identifica due aspetti della lettura: un leggio - scrittoio, realizzato in legno d’olmo, e da quattro tavole inclinate realizzate in materiale trasparente.
La forma in legno è contemporaneamente raccoglitore e base espositiva di carte che, prive di parole si sviluppano e si snodano come cartigli ondosi. Sulle tavole trasparenti a ridosso del leggio, sono collocati fogli manufatti con testi che si evidenziano, affiorano o si celano in quanto gli scritti sono visibili d’ambo le parti. È un susseguirsi di pensieri nell’accumulo di carte, segni, parole. Ho scelto come linee guida quattro poesie Haiku (una per tavola) del poeta giapponese Busho (1643-1694). Questa scelta mi ha aiutato ad immergermi nel testo attraverso il colore che ho scelto: il rosso e le sue diverse tonalità, alludenti agli aspetti mutevoli di un cielo serale e notturno. Nella poesia giapponese e cinese è data particolare rilevanza all’immagine della luna d’autunno che, nel mio caso, è protagonista dei quattro Haiku. È rappresentata con tracce chiare, bagliori, fugaci apparizioni nel cielo. Sul piano che suggerisce uno scrittoio-leggio, sono collocati gli strumenti della scrittura che rimandano all’uso tradizionale dei punzoni e alla pietra per sciogliere l’inchiostro.
L.B.
ALTO SI LEVA IL PICCO DI LEVANTE
LIBRATO IN ARIA FINO AL CIELO AZZURRO.
LÀ FRA LE ROCCE,
UNA CONCA VUOTA,
SEGRETA, TACITA, MISTERIOSA,
NÈ SCULTA, NÈ SCAVATA,
PROTETTA DA NATURA CON UN TETTO DI NUVOLE…
TEMPI E STAGIONI, CHE SIETE
VOI CHE INCESSANTEMENTE MUTATE LA MIA VITA?
VOGLIO ALLOGGIARE SEMPRE IN QUELLA CONCA,
LÀ DOVE AUTUNNI E PRIMAVERE PASSANO INOSSERVATE.
Quattro fogli, frontalmente con il testo scritto nel dipinto, dietro il testo è cerniera unisce ogni foglio. La carta è fatta a mano con continue sovrapposizioni di strati. Il libro ripropone sensazioni poetiche che la lirica suggerisce. Il contenitore è scatola e nicchia e simboleggia nel fondo “La Conca Vuota” che racchiude antiche presenze: placche, stele, rocce. Il reiterarsi di conca si ritrova nella base di ottone lucente che accoglie il nome della poetessa Tao Yun.
L.B.